GIUDICATE VOI
Ogni cosa è buona e giusta “per me”, e non potrebbe essere altrimenti. Ogni giudizio di valore è un giudizio soggettivo. Noi pensiamo che i valori siano universali, ma se osserviamo attentamente società diverse dalla nostra ci rendiamo subito conto che non è così. Di conseguenza c’è una parte strutturale della psiche naturale e ereditata e c’è la sua sovrastruttura con un patrimonio tradizionale consapevole che chiamiamo codice morale.
La prima preghiera che imparai da bambino fu il Padre nostro. Quando la recitavo ed arrivavo al verso “…e non ci indurre in tentazioni…” entravo in crisi. Non capivo. Perché mai Dio dovrebbe indurci in tentazioni? Non dovrebbe essere il diavolo ad indurci in tentazione? A nove anni ero terrorizzato da Padre Pio, ora Santo. I miei nonni materni avevano la sua immaginetta incorniciata e quando gli passavo vicino avvertivo una sensazione di disagio profonda. All’epoca era ancora viva la mia bis-nonna materna che viveva da sola in un paese di montagna nelle marche. Era una persona energica e in perenne attività. Vestiva sempre di nero e portava un foulard grigio intorno al capo come un turbante. Per un bambino poteva trattarsi anche di una figura inquietante. Lei mi fece comprendere il significato di bene e male. Le vacanze erano un evento raro durante l’infanzia e quando, con i miei, ci recammo in questo minuscolo paesino ero contento e incontenibilmente libero. La mia bis-nonna si alzava molto presto al mattino, alle prime luci dell’alba; e una mattina mi svegliò e mi condusse con lei a fare spesa nell’orto. Il suo orto distava qualche chilometro dalla casa e si doveva attraversare un sentiero in un bosco. Camminava davanti a me con l’aspetto della strega cattiva delle fiabe. Sembrava tutto così surreale e quando finì di raccogliere ortaggi, insalata e altro, che finirono in un cesto capiente che coprì accuratamente con un panno, tornammo per un altro sentiero. Prima di arrivare a casa si fermò davanti ad una baracca di legno, accanto c’era anche un pollaio dove prese le uova. Poi mi istruì: dovevo entrare nella baracca, che al posto delle finestre aveva delle fessure, e prendere uno dei conigli che la abitavano. Ero entusiasta del compito assegnato. Liberò la porta dal chiavistello che la sigillava e l’aprì quel tanto che occorreva per farmi entrare, poi richiuse. Dentro era buio e ci misi un po a individuare i conigli. L’odore era forte, selvatico ed è quello che ti rimane più fisso come ricordo. C’era la paia, c’era la sporcizia, il cibo dei conigli e poi c’erano loro terrorizzati che fuggivano ad ogni mio accenno di movimento. Dopo qualche momento di esitazione e incoraggiato dalla mia bis-nonna che fuori urlava di afferrarlo per le orecchie, mi decisi. Dopo alcuni tentavi riuscì ad adempiere a quel compito. Le urla di quel coniglio mi penetrarono dentro e non uscirono più fuori. Mai avrei pensato che un coniglio potesse urlare in quel modo. Noi vediamo il cibo già pronto nei supermercati e non ci rendiamo conto della nostra crudeltà. I miei avi e la mia bis-nonna erano innocenti, anche quando uccidevano con le loro mani quelle creature. Io no. Da subito mi ero reso conto d’essere l’orco cattivo e non il bambino buono che fa solo quel che gli dicono. Io non ero innocente quando consegnai quel coniglio rassegnato e silente nelle mani della mia bis-nonna. A quel punto andai fino in fondo e lo mangiai a cena, solo mia sorella si rifiutò di mangiare quel cibo.
Quella volta intuì che il bene e il male sono dei principi, sono nati prima di me. Fanno parte di un principio unico che chiamiamo Dio; Lui è il principio dei principi. Discutendo di valori spesso discutiamo del nulla, discutiamo di pareri e null’altro. Guardandomi allo specchio mi capita di vedere qualcun altro con un ghigno disumano. E non posso non rammentare Gesù che incontra Satana nel deserto, incontra il suo opposto, l’altro figlio di Dio, e mi è chiaro quel “…e non mi indurre in tentazioni…” che tanto mi confondeva.
Nel corso della mia vita ho sempre avuto la consapevolezza di dovermi confrontare con la mia “ombra” come chiamava Jung la nostra parte che si oppone al bene, e imparare a scendere a compromessi con lei. Molti sono convinti di essere sempre nel giusto e mancano di capacità di autocritica, non si pongono domande. Faccio un paio di esempi:
In questi giorni non si è fatto altro che parlare del caso di Toto Riina, ovvero, se fosse giusto concedere gli arresti domiciliari per garantirgli la possibilità di una morte dignitosa o no. Di Toto Riina ho pensato ragionando per logica che l’unica cosa dignitosa di quell’uomo sarà proprio la sua morte, in qualunque posto accada. Discutere di un caso del genere è un paradosso e una perdita di tempo. In casi del genere è logico che la legge sia intransigente. Se ci rimettiamo al valore morale allora bisogna ricordare che negli Stati Uniti esiste la pena di morte e non è in contrasto con valori di giudizio morali in quanto il Presidente degli USA quando viene investito della sua carica giura appunto sulla bibbia di conseguenza è palese trarne le conclusioni.
Altro caso: ho ascoltato una parlamentare dire che la non elezione della Nicolosi ora ex sindaca di Lampedusa è una sconfitta dell’Italia per bene. In termini logici la parlamentare ha dato una valutazione morale (la propria morale- che è sempre di convenienza) e, nel contempo, ha affermato che coloro che non hanno votato la Nicolosi (spero sia giusto il nome) non sono persone per bene. Non ha tenuto conto dell’opposto. Considerare chi non la pensa come noi ed etichettarlo, magari, come razzista quantunque fosse solo una persona che vive una situazione di disagio e si considera penalizzato dalle azioni politiche e anche umanitarie della sindaca, rivela una valutazione, da parte della parlamentare, basata su una condizione e su un sentimento di superiorità morale che contrasta con le idee portate avanti dalla stessa parlamentare, in altre parole è lei stessa ad essere un paradosso.