
PREFAZIONE
di Alessandro Quasimodo
Che cosa ci aspettiamo dalla vita? Che senso può avere camminare
senza meta o non avere una destinazione precisa?
I testi di Onorato affrontano queste tematiche di carattere esistenziale. L’incertezza che tutti sperimentiamo, quotidianamente, è forse
l’aspetto più angosciante della nostra epoca storica.
Il filosofo Edgar Morin nel saggio Insegnare a vivere si sofferma
sulla condizione umana che non può basarsi mai su reali sicurezze.
Dobbiamo imparare a gestire problemi difficili da risolvere, ammettendo che non si riescono ad evitare errori e che il dubbio fa parte
della natura umana.
Versi di un tempo andato mettono in evidenza la crisi di ognuno di
noi, incapace di spiegare il significato della vita: “Non nascono risposte in alcun luogo. / Non le afferri / scivolano come sabbia calda /
e la memoria mente…”
Le espressioni: mutevole, incertezza, inerme, senza destinazione
sono indicative, come risultano importanti le frequenti rime baciate:
“Follia, mia, illuminata, fermata, infernale, invernale…”
Anche il ricordo si colora di malinconia perché tanti momenti felici
non ritorneranno più e non si potranno ripetere. L’amore, inoltre,
implica gioia, ma anche delusione, addii, nostalgia per un tempo perduto, neanche più presente nella memoria: “Nulla di peggio che dirsi
addio / riportando la memoria a zero / conscio di essere stato un
fastidio…” “In quella strada illuminata / quel bus aspettava alla fermata / e mi portava da te, nulla di che. / Nulla rimane…”
Significativo, infine, il riferimento alla dolce cagnolina che se n’è andata per sempre. L’affetto con cui viene ritratta nelle pagine dell’autore la rende ancora viva e presente.: “Dolce soffice bimba senza
verbo…/ Riempi intimi vuoti e questa memoria / di sentimenti puri
e tanto veri…