IX CAP. TRATTO DAL ROMANZO “PRIMA CHE NON TORNI LA NOTTE” – EUROPA EDIZIONI

Un sabato mattina Lara corse alla porta; il campanello suonava
insistentemente. Davanti a lei Davide, serio. Non si aspettava
quella visita. Non aveva trucco in viso, i capelli erano in disordine
e in dosso una tuta e delle ciabatte invecchiate ai piedi.
Non disse nulla. Lui la strinse tra le braccia e la baciò. Le toccò
i lunghi capelli e con un filo di voce le rivelò che suo padre era
morto, improvvisamente, per un malore durante la notte. Marina
non c’era. Davide entrò in casa, la spinse verso il divano nel
centro del salone e le sfilò il pigiama fra le lacrime.
Successe che quel sabato mattina si creò tra loro due un
legame prima sconosciuto. Dopo, lei si vestì e gli stette vicino.
Fu durante una vacanza a Fuerteventura, un’isola selvaggia
delle Canarie, in un villaggio situato lungo le spiagge di Costa
Calma – mai nome si rivelò così ingannevole, e mai più in
futuro furono sorpresi da un vento tanto violento che amava
scatenarsi tra spiagge bianche e dune dando vita a un assurdo
gemito – che Lara decise che dovevano sposarsi. Uno di quei
giorni il vento si rese irrefrenabile come la tentazione di fare
l’amore appartati in uno di quei rifugi di pietra dove i turisti
di sovente trovano riparo. Gli scoiattoli indiscreti, abituati agli
umani, li disturbarono facendosi avanti, volendo ottenere un
po’ di cibo senza troppa fatica.

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– È ovvio! – disse Lara improvvisamente.
– Cosa? – chiese Davide baciandole il collo.
– Che siamo fatti per stare insieme!
– Dici?
– Non fare lo spiritoso o ti mollo in un nanosecondo.
– In questo momento? Faresti questo a me?
– Dopo.
– Lussuriosa.
– Sposiamoci.
– Ora? Qui?
– Non fare lo scemo. Appena torniamo. Uno degli appartamenti
di mia madre si libera tra qualche settimana. Che ne
dici?
– Cavolo, parli sul serio.
– Certo. Cotto e mangiato.
– Fammi pensare. Ci devo pensare.
– Mi ami?
– Certo.
– Allora, a cosa devi pensare?
– A mia madre, ad esempio. Avrà bisogno di un po’ di tempo
per digerire la novità.
– Hai ragione. Però vuoi uomini siete tutti mammoni. Qualche
mese per i preparativi saranno necessari. C’è tutto il tempo
per preparare anche tua madre. Parliamo, ora, di decidere.
Sii un uomo deciso. Decidi.
– Va bene, accetto la tua proposta. Mi piace questa situazione,
noi due insieme su un isola, con in dosso solo i nostri
costumi, il vento che ci schiaffeggia e tu che mi chiedi di sposarci,
mentre due scoiattoli stanno entrando dentro quello che
doveva essere, probabilmente, il nostro pranzo al sacco. Credo
che ci rimarrà il sacco.
– Accidenti – urlò Lara saltando in piedi, – Davide fai qualcosa.
Presto.
– Cosa? Non sono Indiana Jones.

 

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– Indiana Jones aveva a che fare con i serpenti, non con
degli scoiattoli simpatici, affamati e intraprendenti.
– Dai, lasciali fare, non vorrai che prenda a calci il sacco.
Non desidero fargli del male. Vedi, anche a scuoterlo con le
mani, questi non escono più da lì dentro.
– Che ne pensi di un figlio?
– No. Ora è troppo.
– Va bene. Sappi che il pranzo è andato. Che ne dici di iniziare
con un bel cagnone? Ho sempre desiderato un cane, ma
mia madre li odia.
– Toglitelo dalla testa, ne ho avuto uno da piccolo e non desidero
ripetere quella esperienza. Stiamo troppo tempo fuori
di casa e non si può avere un cane senza dedicargli del tempo,
non è diverso da un bambino.
– Perché hai detto di non volere un figlio?
– Troppo complicato. Lascia stare. Forse un giorno cambierò
idea.
– Ok, un passo alla volta – rispose Lara con un bel sorriso.
– Hai altri segreti per caso?
– Che intendi? – domandò Davide un po’ infastidito.
– Nulla, figurati.
– Ti prego, non roviniamo questo momento. Vuoi sposarmi?
È una proposta ufficiale la mia – dichiarò serio.
– Sì – rispose Lara.
– Per l’anello di fidanzamento dovrai attendere il rientro –
disse Davide baciandola.
Davide vide qualcosa spuntare dalla sabbia e la liberò da
quei miliardi di granelli. Si trattava di una grossa conchiglia, la
prese tra le mani e si diresse verso l’acqua. Dopo averla lavata
si accorse che era veramente bella e la portò a Lara. Ecco questo
è il mio pegno d’amore.
– Te la cavi con poco – rispose Lara ridendo.
– Ascoltala.
Lara l’avvicinò all’orecchio e sorrise – So che mi prenderai

 

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in giro, ma si sente lo sciabordio delle onde dell’oceano, da
morire.
– Non ho dubbi. Con questo vento che filtra tra il tuo orecchio
e la conchiglia, le vibrazioni prodotte devono essere esaltanti.
E come non associare una conchiglia al mare?
– Quando gli altri ti parlano e tu li ascolti, cosa sono per
te? Conchiglie? Sono solo un rumore di fondo? – chiese seria
Lara.
– Perché mai dici questo?
– A volte ho questo dubbio. Ho più paura di te che della
morte. Non hai più detto una sola parola su tuo padre da
quando è morto. Come fosse scomparso dalla tua vita. Scusami,
non dovevo, ma ci sono volte che le tue spiegazioni razionali
mi irritano, fanno pensare che soffochi o, peggio, sei privo
di ogni sentimento. Però ti amo profondamente… Sono sicura
di sbagliare. Perdonami, non so perché ho detto questo.
Davide l’abbracciò. Si ricordò di Sara in sogno che gli domandava:
“Andrò anch’io nel tuo nulla?”.
– Quando ascolto la tua voce, Lara, ascolto attentamente
quel che dici, ogni singolo suono, le tue parole sono importanti
per me. Da bambino, per sedici lunghi anni, sono cresciuto
col mio cane, Josh. Per me era come un fratello. Non l’ho mai
considerato un animale. La gente, normalmente, distingue e
vede un cane come un animale, io non so nemmeno che significhi
vederlo in quel modo. Josh non poteva comunicare con
le parole, ma lo capivo lo stesso e lui capiva me. Ho sempre
avuto un carattere tendente alla solitudine, ma quando Josh è
morto ho compreso davvero cos’è la solitudine; perché senza
Josh la solitudine diventò assoluta: non c’era più quel sottofondo
di anime. Con chi avrei potuto confidarmi allora? I miei
amici mi avrebbero riso in faccia. Ma per uscire fuori da quel
nulla ci ho impiegato molto tempo e parte di me è rimasta lì,
sepolta per sempre. Parlare di Josh mi fa male e il tempo non
ha cambiato le cose.

 

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– Mi dispiace– disse Lara, rassicurata, e lo carezzò teneramente
sul viso.
Riguardo alle loro nozze, contrassero matrimonio a primavera
inoltrata, faticosamente, e dovettero concedere spazio,
per organizzarlo, alle idee e alle iniziative di entrambe le loro
madri.
In pratica non fu solo il loro matrimonio, ma il matrimonio
delle mamme, dei parenti e degli amici. Insomma, qualcosa a
cui loro non importava. Un obbligo. La loro esclusiva unione
era avvenuta sulla spiaggia, in un luogo bellissimo e assolato,
col cielo azzurro e il mare limpido e con pochi, essenziali invitati:
due scoiattoli affamati.